Sulla giustizia si sta consumando un acceso scontro politico, che rischia di far traballare la stabilità di un governo che ha davanti a sé una strada già di per sé impervia, per le difficoltà di tenuta della maggioranza eccezionale che lo sostiene, e per le condizioni drammatiche in cui versa il paese. Manifestazioni, scontri, provocazioni continue stanno lastricando la strada di ulteriori ostacoli.

Non c’è dubbio che sulla giustizia vi siano visioni diverse, spesso contrapposte, tra il centrodestra ed il centrosinistra, così come è fuori discussione che il cortocircuito tra politica e giustizia che dura da vent’anni sia dominato dall’ingombrante presenza di Berlusconi.

In tale contesto, è obiettivamente difficile pensare di poter affrontare e risolvere le questioni sulle quali la divisione è più marcata, tanto più se si considera che l’orizzonte della legislatura non appare particolarmente lungo. Eppure.

Eppure, se vi fosse sufficiente intelligenza politica, se davvero si avessero ben chiare le ragioni, alte, e gli obiettivi, limitati, per i quali si è deciso di sostenere il governo Letta, se vi fosse la consapevolezza della responsabilità che ci è toccata in sorte, se tutto questo ci fosse il governo e il Parlamento potrebbero concentrarsi su temi e questioni sulle quali sarebbe certamente possibile trovare un comune terreno di intesa, anche sul tema della giustizia.

Mi riferisco in particolare a tutte le riforme intese a snellire un sistema oggi paralizzato dall’eccesso di norme, da procedure inutilmente complesse ed onerose, dall’eccessiva litigiosità, dalla scarsa digitalizzazione.

Su tutti questi temi, vale a dire su molte delle riforme che potrebbero dare una svolta significativa ai tempi dei processi, vero tallone d’achille del nostro sistema, si potrebbe certamente lavorare efficacemente e trovare soluzioni condivise tra le forze di maggioranza.

Come mi diceva una giornalista parlamentare che segue da anni i lavori della commissione giustizia “chissà, magari le fazioni in guerra dovranno mettere da parte i temi simbolo sui quali si sono scontrati fino ad oggi, e potrebbe anche essere la volta buona che si affrontano i nodi veri, quelli che riguardano tempi ed efficienza”.

Già, anche io la penso così. Ma occorrerebbe un’idea della politica che oggi mi pare molto latitante.