Ieri sera ho ascoltato Matteo Renzi al teatro olimpico di Roma. Ho sentito parole equilibrate e convincenti, il richiamo a idee e valori che anche io ritengo debbano costituire l’anima della nostra proposta al paese, il senso di un progetto sul quale costruire il nostro futuro. Renzi ha cominciato parlando del rapporto con il governo, spiegando in modo semplice e condivisibile che non possiamo più permetterci di traccheggiare, di vivacchiare, in uno sforzo di mediazione continuo e asfissiante che finisce col mortificare ogni capacità di riforma. Occorre avere il coraggio di agire, di dare al paese la precisa sensazione di affrontare nodi e questioni che consentano di aprire spiragli di luce in fondo al tunnel. Soprattuto oggi, che avremo sul collo il fiato non solo dei grillini, ma anche di Berlsuconi, che spareranno a zero su ogni iniziativa o timidezza.

È dunque tempo di mettere in fila le priorità, di darsi impegni concreti e obiettivi chiari e fare di tutto per perseguirli, di spiegare all’opinione pubblica che cosa si intende realizzare nei prossimi mesi. Ed è evidente che un contributo decisivo non può che venire da noi, dal partito democratico, che oggi è di gran lunga il maggiore azionista di questo governo delle larghe intese… ristrette. E Renzi ha parlato precisamente di queste priorità, indicando i titoli e i capitoli dell’agenda politica dei prossimi mesi.

Anzitutto ha evocato il tema delle riforme istituzionali e dei costi della politica: chi vota Matteo Renzi, e il Pd che ne scaturirà, sappia che vota la fine del bicameralismo perfetto, con trasformazione del senato in camera della autonomie, che vota per una legge elettorale di stampo maggioritario e bipolare, che vota per l’eliminazione delle province, e per una riduzione consistente di guarentigie e prebende dell’apparato politico delle Regioni. Così daremo dare maggiore efficienza al nostro sistema istituzionale, e otterremo risparmi consistenti sul costo complessivo della politica.

Renzi ha anche indicato come impiegare i risparmi così realizzati, suggerendo la difesa del suolo, il disagio sociale e le marginalità, e rendendo chiaro per questa via modello di paese che ha in testa. Poi ha evocato il tema centrale sul quale oggi ogni governo è doveroso venga giudicato, in modo esigente, ovvero il lavoro, richiamando i drammatici dati su disoccupazione generale e giovanile in particolare, e indicando alcune direttrici di possibili riforme.

Infine ha citato il convitato di pietra di ogni politica economica possibile, l’Europa, che resta una grande conquista di pace e civiltà, ma che deve abbandonare ogni tentazione tecnocratica, guidando e non mortificando lo sviluppo dei paesi membri, anche attraverso un aggiornamento dei criteri di misurazione e valutazione degli equilibri di finanza pubblica. Queste, dunque, le priorità sulle quali il Pd a guida Renzi chiederà al governo di impegnarsi formalmente davanti al paese nei prossimi mesi. Ma certo, ha aggiunto Renzi, siamo consapevoli che questo non è sufficiente. E non lo è perché il nostro paese ha bisogno di una più profonda e incisiva evoluzione, che passa attraverso un recupero di valori e principi che oggi appaiono smarriti e dispersi, e che di certo questo governo, per i suoi obiettivi limiti temporali e politici, non potrà mettere in agenda.

Per recuperare quei valori che fondano i legami profondi delle nostra comunità, oggi sfilacciati e messi a dura prova dai meccanismi della crisi, innestatisi su un terreno già reso fragile dagli scorsi vent’anni di progressiva frammentazione, si deve puntare in modo radicale e deciso sulla scuola, sull’educazione, sulla formazione, sulla cultura, veri a autentici motori di ripartenza e rinascita del nostro paese. Questi saranno i grandi obiettivi del futuro Partito democratico che uscirà dalle primarie dell’8 dicembre. Un partito che cercherà di riaccendere la speranza, di ridare dignità ad un paese disilluso.

Io sarò al fianco di Matteo Renzi in questo tentativo.