Ieri il sottosegretario alla giustizia Gennaro Migliore ha risposto in aula ad una mia interrogazione riguardante la condizione dell’ufficio dell’esecuzione penale esterna, quello che si occupa dell’istruttoria e della gestione delle misure alternative alla detenzione.
Un tema nevralgico e decisivo per un moderno sistema penale, poiché tutte le grandi democrazie da tempo puntano su forme di giustizia riparativa e alternativa alla mera detenzione in carcere per chi viene condannato per alcuni tipi di reato, nella consapevolezza che tali forme di pena sono molto più efficaci e utili, anche sotto il profilo della funzione rieducativa, se si pensa che solo il 19% di chi è sottoposto a tali misure incorre in recidive, mentre la percentuale sale al 70% per chi è detenuto.
Anche l’Italia in questa lesiglatura si è incamminata virtuosamente su questa strada, grazie alle riforme introdotte negli ultimi anni, ma ciò ha comportato un aumento rilevantissimo nel carico di lavoro degli Uepe, non assistito da adeguati incrementi di risorse.
Questa la ragione della mia interrogazione, e qui di seguito il resoconto del Giornale di Brescia.