La visita di Sergio Mattarella a Brescia, per ricordare Mino Martinazzoli a cinque anni dalla sua scomparsa, è stata l’occasione per un riconoscimento autorevole del ruolo della nostra città nel contesto civile e democratico nazionale, e una straordinaria testimonianza del valore e del significato di una tradizione politica, quella del cattolicesimo democratico e liberale, che qui a Brescia, come ha ricordato Mattarella, ha avuto radici profonde e feconde.
Due i messaggi che il Presidente, dopo il ricco ricordo tratteggiato da Pierluigi Castagnetti, ha voluto mandare alla città e al paese, richiamandosi al lascito politico, alla lezione di Mino Martinazzoli, come moniti per coloro che servono le istituzioni del nostro paese.
L’attitudine a cercare ciò che unisce le comunità, ciò che tiene insieme la società, piuttosto che l’indugiare a solleticarne le particolarità e le divisioni, magari alla ricerca di un tornaconto di breve durata.
Che poi è ciò che contraddistingue gli statisti veri da quelli improvvisati.
E una concezione mite della politica, che non significa arrendevolezza, che non è sintomo di debolezza, ma al contrario è la naturale attitudine di chi ha convinzioni forti, ideali radicati, ed è quella che rende possibile il confronto, e il non avere la pretesa di imporre agli altri le proprie ragioni.
In tutto ciò, e come ha ricordato Castagnetti nel senso del limite della politica (poiché la politica è importante ma la vita vale di più), in tutto ciò risiede la lezione di Mino Martinazzoli, e di una cultura politica che a Brescia ha trovato una sua patria di elezione, e nel presidente Mattarella un testimone autentico.
Valori e ideali ai quali tanti di noi cercano umilmente di ispirarsi.
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