Tra meno di un mese si voterà, e gli italiani sceglieranno la proposta politica più convincente.

Come sempre capita la campagna elettorale vive di fiammate emotive, e si è immersi in un clima avvelenato e rissoso, dove dominano slogan e toni alti.

Un clima che giova in particolare a chi pensa di costruire le sue fortune elettorali sul catastrofismo, sulle descrizione in toni apocalittici della situazione italiana, sulle semplificazioni.

È in questo contesto difficile che dobbiamo giocare le nostre carte, con la sensazione di dover risalire un po’ la corrente che spinge in un’altra direzione.

Come reagire, che atteggiamento assumere di fronte a questa situazione?

In questi giorni ci sono stati due eventi organizzati dal pd, nei quali in particolare due circostanze sono divenute per me simboliche della nostra proposta politica, e del modo con il quale intendiamo condurre la campagna elettorale.

Nel primo evento è stato presentato il programma elettorale.

Nel quale sono elencate le cose fatte in questi cinque anni, e per ciascuna di esse si è indicato il prossimo obiettivo: a rimarcare che il cambiamento del paese è già in atto, e che noi che lo abbiamo avviato possiamo proseguirlo.

Ma la cosa che mi ha colpito è stato il fatto che, tra i tanti, il primo aspetto che è stato illustrato è stata la politica sulla non autosufficienza e la disabilità.

Noi vogliamo continuare a concentrare la nostra attenzione su questi temi, come abbiamo fatto in questi anni con la legge sull’autismo, quella sul dopo di noi, con i fondi ripristinati e stabilizzati per la non autosufficienza, e ci impegniamo a completare il percorso iniziato.

Il pd sta dunque lì dove ci sono i bisogni veri, quelli silenziosi, quelli che non fanno titoli sui giornali, quelli che interessano le famiglie in difficoltà, e tanto ci crede da metterli in cima alla lista delle proprie priorità.

Sapendo che, come puntualmente avvenuto, i giornali e i media nulla diranno in proposito, perché l’argomento è poco attraente e seducente, ma che questo è il compito della politica vera.

E a me questo è piaciuto molto.

Poi ieri c’è stato un altro evento, la presentazione al teatro Eliseo di Roma dei candidati del pd alle politiche.

E li c’è stata un’altra cosa che mi ha colpito.

Sul palco, dopo i saluti di Zingaretti, è infatti salito un uomo all’apparenza dimesso, poco televisivo, che parlava senza alzare la voce: Pier Carlo Padoan, ministro dell’economia, candidato a Siena.

Il quale senza enfasi, senza toni da comizio, senza indulgenze verso la platea, con stile semplice e asciutto, ha sottolineato i dati positivi della nostra economia, il lungo percorso fatto per uscire dalla crisi, e ha indicato nel lavoro, quello buono e di qualità, l’unico vero obiettivo, non ancora pienamente raggiunto, di una corretta politica economica di centrosinistra.

E a me, come a tutti coloro che erano convenuti in quella sala, ha fatto pensare che quella è esattamente la cifra, il contenuto, e lo stile della nostra proposta politica.

Quella di un partito serio, competente e rigoroso, che può rivendicare con orgoglio i risultati raggiunti, non ha paura di riconoscere quanto ancora c’è da fare, ed è capace di indicare obiettivi raggiungibili e misurabili.

Allora noi dobbiamo affrontare la campagna elettorale con fiducia, puntando sulla serietà e credibilità della nostra posposta, facendo capire agli italiani che il cambiamento non solo è possibile ma è già in atto, e che solo una forza seria e tranquilla come il partito democratico può garantirlo anche per il futuro.

Il tempo è breve, ma io sono convinto che alla fine gli italiani ci apprezzeranno, e ci premieranno.