Ieri abbiamo audito in commissione giustizia Mario Barbuto, capo dipartimento dell’organizzazione giudiziaria del Ministero della Giustizia.

Questo signore, che di professione fa il Giudice, è noto agli addetti ai lavori perchè da Presidente del Tribunale di Torino, all’inizio degli anni 2000, con l’apporto e il consenso degli avvocati locali, introdusse un decalogo di comportamenti per la gestione delle cause e il loro smaltimento che consentì di portare quel Tribunale ai vertici italiani per capacità di smaltimento e durata dei giudizi.

Il ministro della giustizia Andrea Orlando – che da quando si è insediato non perde occasione in ogni momento di ribadire che la priorità di questo governo in tema di riforma della giustizia è proprio il settore civile – ha nominato Mario Barbuto in un ruolo nevralgico del ministero proprio per questa sua riconosciuta capacità.

E Mario Barbuto, come ci ha illustrato in commissione, si è messo al lavoro in modo puntuale.

Cominciando col fare una radiografia dello stato degli uffici giudiziari, mediante la raccolta di una mole enorme di dati, mai fatta in maniera così capillare e analitica prima d’ora, che intanto ci ha consentito di avere il quadro della condizione della giustizia civile, delle enormi differenza di efficienza tra uffici giudiziari, che spesso prescinde da tassi di litigiosità, da carenze o scoperture più o meno rilevanti degli organici, dal numero dei giudici per abitante.

Dati che aiutano a comprendere meglio il fenomeno, e che intanto ci consegnano una prima verità.

E cioè che proprio gli aspetti gestionali e organizzativi, le modalità con le quali gli uffici giudiziari vengono condotti, sono fattori decisivi nell’efficientamento del servizio, nella riduzione delle giacenze, nella riduzione dei tempi dei processi. In una parola, nella qualità della giustizia.

Una verità che molti operatori già sapevano, o intuivano, e che oggi è suffragata dai dati.

E che ci dice che, prima di ogni altra cosa, prima di qualunque ulteriore manomissione o riforma della procedura, è dunque sulle leve dell’organizzazione giudiziaria che occorre agire.

Ma una verità che oggi rappresenta anche uno degli obiettivi del governo del nostro paese, se è vero, come è vero, che tante nuove risorse sono state destinate all’incremento del personale amministrativo degli uffici, con gli investimenti più cospicui degli ultimi venti anni, che si sta cominciando a costituire l’ufficio del processo, sorta di back office del giudice che dovrebbe consentire di aiutarlo nella gestione delle cause, che molto si sta puntando sul processo civile telematico, vera rivoluzione nelle modalità di deposito e comunicazione degli atti.

E se è vero, come è vero, che lo stesso Mario Barbuto ha annunciato la predisposizione di un piano volto ad estendere le best practice da lui stesso sperimentate (e con altrettanto sorprendente successo recentemente dal Tribunale di Marsala diretto dal Presidente Gioacchino Natoli, oggi ai vertici di efficienza italiani) a tutti gli uffici giudiziari.

Insomma a me pare davvero che la strada imboccata sia quella giusta, e sono convinto che per questa via a fine legislatura potremo constatare risultati molto positivi.