Stamattina si è tenuta una riunione del gruppo parlamentare in vista dell’approdo in aula della legge delega sul contrasto alla povertà.

Il primo tentativo mai attuato prima in Italia di istituire una misura strutturale e universale per combattere la povertà assoluta.

Sono intervenuto in discussione per ribadire le mie convinzioni, già note a chi mi legge, ma che qui ribadisco.

Bene, ovviamente, che finalmente arrivi un progetto di legge, e bene che esso sia in sintonia con quanto richiesto dall’alleanza contro la povertà, l’insieme degli enti, associazioni e istituzioni che hanno elaborato in merito una proposta molto ambiziosa.

Siccome le risorse saranno ingenti, oltre un miliardo a regime, ma non sufficienti ancora a coprire l’intera platea dei soggetti in povertà assoluta, bene anche che si sia deciso di partire da quelli che oggi in italia rappresentano l’emergenza maggiore, vale a dire i minori di 18 anni. Fascia di età nella quale i poveri assoluti sono il doppio della fascia over 65.

Ho aggiunto però che questa misura deve accompagnarsi ad una prospettiva chiara, esplicita, resa manifesta, di indirizzo e scelta politica.

Che parta dalla consapevolezza che per combattere questo fenomeno oggi così drammaticamente diffuso, non basta la semplice crescita economica, che è condizione necessaria, ma non sufficiente. 

Occorre invece un impegno chiaro che ci dica che la direzione di questo governo non è solo quella di riavviare un motore inceppato, quello dello sviluppo economico, ma altresì di fare in modo che l’uscita dalla crisi non peggiori ma anzi aiuti a colmare le disuguaglianze che la crisi ha divaricato. E che oggi alimentano disagio, populismo e insofferenze.

Questa settimana mi sono occupato anche della riforma del fallimento, di cui sono relatore in commissione giustizia. Abbiamo infatti proseguito nelle audizioni, ascoltando rappresentanti di Confindustria, di Ance, dell’alleanza cooperative, e dell’organismo di rappresentanza delle S.p.A.

Tante le osservazioni, in un quadro generalmente positivo, con particolare apprezzamento per l’introduzione delle misure di allerta, che nell’auspicio dovrebbero consentire di acciuffare le crisi di impresa prima che si trasformino in dissesto irreversibile.

Ma sul punto torneremo.