A leggere commenti e sondaggi tutto sembra già deciso.
C’è già il toto ministri, si ragiona di alleanze, come se il voto fosse oramai scontato.
Niente di meno vero.
Come ci insegna l’esperienza recente, tra i sondaggi, i commenti del giorno prima, e l’esito elettorale, c’è sempre uno scarto, anche significativo, che in qualche caso ha stravolto completamente le aspettative. Basti ricordare cosa è successo alle elezioni politiche del 2013, o alle europee del 2014.
E la ragione è molto semplice: vi è una quota di indecisi molto alta, intorno al 20-30%, che deciderà se andare e come votare solo negli ultimissimi giorni, alcuni addirittura nelle ultime ore. E questa quota può modificare anche in modo rilevante gli esiti delle urne.
Dunque nulla è scontato, in particolare in elezioni come quelle che ci aspettano, dove scarti di pochi punti percentuali possono comportare scenari completamente differenti.
Altro è infatti se il partito democratico, con i suoi alleati, arriva primo, come voti e come gruppo parlamentare, altro se arriva dietro il m5s. E tutto è ancora in gioco, perché basta una inezia per determinare chi arriverà davanti.
E guardate che essere il primo gruppo parlamentare fa tutta la differenza del mondo: perché significa poter essere quelli che danno le carte, quelli che si assumono la responsabilità di dare una soluzione politica al dopo elezioni: esattamente come accadde nel 2013, quando in una condizione di stallo il pd si assunse l’onere di individuare una via di uscita che, piano piano, ha consentito alla legislatura di consolidarsi e di portare ai grandi risultati che oggi vediamo.
E proprio su questo tasto dobbiamo continuare a battere, per convincere riluttanti e indecisi: i risultati.
Oggi l’istat ci dice che il fatturato dell’industria ha raggiunto i livelli pre crisi, l’inps ci racconta che la dinamica dell’occupazione continua il trend di crescita, e Confindustria segnala che la crescita economica del primo scorcio del 2018 è superiore alle aspettative.
Signori miei, l’Italia è una locomotiva che è ripartita, tutti gli indici economici segnalano una ripresa che si va consolidando, l’osce addirittura certifica che il pil pro capite italiano è cresciuto tra il 2015 ed oggi più che in Francia, più che in Germania, più che negli Stati Uniti, più che in Gran Bretagna!
Altro che balle, altro che slogan, altro che false promesse!
Certo, c’è ancora molto da fare, ma perché interrompere la strada intrapresa, così virtuosa e promettente?
Diciamolo agli italiani, ai nostri amici, conoscenti, a coloro che avviciniamo: non fatevi abbindolare, non fatevi tentare da fantomatiche bacchette magiche, o dalla voglia di cambiare per cambiare!
Il cambiamento è in atto, grazie a chi ha governato in questi anni, dateci ancora fiducia.
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