Intervista tratta dal quotidiano Bresciaoggi – Mercoledì 19 Febbraio

Alfredo Bazoli, renziano della prima ora, essendosi presentato come tale alle primarie del dicembre 2012 che hanno selezionato i candidati del Pd, è in parlamento dal febbraio 2014. Ora, da renziano, si trova al centro dell´attenzione: da una parte le critiche che arrivano anche dall´interno del partito per l´inusuale crisi lampo con il Governo Renzi sullo sfondo, dall´altra la convinzione che l´opportunità, oggi, sia da cogliere al volo.

«Sono stati giorni delicati e complicati perchè è chiaro che questa operazione è maturata in tempi rapidissimi. C´è molta perplessità e sconcerto tra i militanti del Pd e nell´opinione pubblica. Quella di Renzi è stata una operazione repentina che va capita. Io sono convinto che si tratti di un rischio, anche un azzardo, ma è quello di cui il Paese ha bisogno estremo. Il rischio è che il declino, iniziato anni fa, che il governo Letta ha cercato di arrestare con un passo corretto ma non all´altezza delle necessità del Paese, in mancanza di una scossa finirà per peggiorare lasciando che le macerie del paese le raccolga chi sta soffiando sul fuoco dell´antipolitica».

Renzi insomma non poteva fare diversamente? «Aspettando si rischia di logorare e depotenziare la carica e la propria capacità innovativa. Non si poteva fare diversamente, sta facendo un azzardo sulla propria pelle…».

Molti si chiedono: in cosa sarà diverso il Governo Renzi? «Intanto nelle premesse politiche. Quello che sfugge ai più, ma che io misuro anche nella mia esperienza parlamentare è che Renzi ha una forza e una legittimazione politica che gli deriva dall´essere segretario del Pd, legittimato dal popolo delle primarie: sono elementi decisivi».

E´ stato detto anche che Renzi avrebbe dalla sua parte i «poteri forti». «La legittimazione dei cosiddetti poteri forti non mancava neanche a Letta. Ma non è tutto. I due hanno anche caratteri diversi, ma non basta l´irruenza, la forza politica è il dato che li differenzia. L´establishment finanziario che ha guardato a Letta si è reso conto che occorre oggi una accelerazione diversa».

Le critiche sono piovute soprattutto dall´interno del Pd. «Vero, ma noi avevamo bisogno di investire il nostro leader in una operazione politica che assicurasse le riforme, e dovevamo investire noi stessi con il leader più forte che abbiamo in questo momento. Non potevamo farlo stando in un governo che non avesse la legittimazione politica. Mi rendo conto che l´operazione è stata brutale, ma la politica è fatta anche in questo modo: mi faccio carico dei mal di pancia per la mia quota ma ciò non toglie che questo era il momento dell´accelerazione».

Scommetterebbe su un Governo Renzi fino al 2018? «Le possibilità di arrivare a fine legislatura ci sono, ma coi tempi della politica italiana è impossibile dare una risposta. Renzi è teso a questo obiettivo, diciamo che viste le fibrillazioni e le difficoltà in questo momento direi un 50 per cento. Intanto il dato interessante è che anche in questa fase sta dimostrando di avere un gradimento molto trasversale. Conferma una caratteristica che per noi è formidabile perchè ci permette di parlare ad una fetta di opinione pubblica che il csx non ha mai raggiunto».

Chi saranno i «nemici» del Governo Renzi. L´opposizione certamente, ma all´interno sia il Nuovo Centrodestra che parte del Pd si sono posti in posizione subito critica. «Temo il conservatorismo, che è un sentimento distribuito un po´ ovunque anche fuori dal perimetro della maggioranza».

Quali priorità suggerirebbe Bazoli al nuovo premier? «Io partirei aggredendo in modo decisivo e molto forte il tema del costo del lavoro. Magari facendolo in modo selettivo per favorire occupazione giovanile. Deve dare subito il senso del cambio di marcia e di direzione».