Il documento che abbiamo presentato la settimana scorsa riguardo la legge sulle unioni civili ha suscitato molte reazioni.Da iscritti e simpatizzanti del PD ho ricevuto attestazioni di consenso, che mi hanno confermato di aver interpretato una sensibilità interna presente e diffusa.

Ma ho ricevuto anche critiche, da mettere in conto ovviamente quando si prende parte su temi così delicati, e sui quali l’opinione pubblica è così sensibile, critiche peraltro che in alcune circostanze ho trovato eccessive, sopra le righe, emotive.

Siccome ho cercato di fare della limpidezza delle mie scelte una caratteristica del mio impegno politico, credo sia opportuna qualche precisazione, un supplemento di argomentazioni.

La prima e più frequente critica è stata quella di voler ostacolare, di mettersi di traverso all’approvazione della legge. Un processo alle intenzioni che pretenderebbe di individuare, nella nostra presa di posizione, il malcelato intento di fare naufragare la legge.

Come ripetutamente abbiamo spiegato, il nostro obiettivo è esattamente l’opposto.

Il testo licenziato dalla commissione giustizia del senato non è riuscito a tenere insieme i diversi punti di vista interni al PD, e questo non è certo un vantaggio per il buon iter della legge.

Si dice: poco male, tanto ci sono i voti del M5S, che ha dichiarato di voler votare a favore.

Io metterei in guardia da un ragionamento siffatto. Intanto perché mi parrebbe una scelta saggia, utile per il PD, su temi etici sui quali si registrano sensibilità e posizioni diverse, fare lo sforzo dell’unità. Che non significa annacquare le proprie convinzioni, ma trovare la sintesi più alta, quella che tiene unito il paese su argomenti di per se divisivi, quella che si conviene all’unico vero country party italiano, l’unico vero partito del paese.

Ma ancor più sarebbe miope la scelta di puntare sui voti grillini perché sarebbe affidarsi agli inaffidabili per definizione, tanto più quando i voti, come in questo caso, sono segreti.

Insomma, non solo per una ragione politica, ma anche per una ragione più pratica, l’unità interna del PD sarebbe utile, e non di ostacolo all’approvazione della legge.

Qualcuno ha obiettato che saremmo di ostacolo semplicemente perché intempestivi, cioè arriveremmo quando oramai le sintesi si erano già fatte.

Respingo la critica.

La scelta del PD, finalizzata ad accelerare l’iter della legge, e anche tenuto conto dei risicati numeri del senato, è stata quella di approvare un testo al senato che poi arriverà blindato alla camera. Quando, se non ora, noi della camera avremmo potuto fare sentire la nostra voce? Se non entravamo nel dibattito ora ci saremmo autocondannati all’irrilevanza.

E vengo al merito.

I nostri rilievi sono pretestuosi? Sono una mera eco di posizioni confessionali?

Anche qui, rispettosamente dissento, e inviterei a evitare semplificazioni e superficialità che rischiano di portare fuori strada.

Intanto sottolineo che le perplessità attraversano il partito in modo trasversale, visto che anche molti laici le condividono.

E sono perplessità che non riguardano l’impianto della legge, non riguardano gli obiettivi e le finalità, ma alcuni aspetti sui quali abbiamo l’ambizione, la speranza, di portare un contributo utile al miglioramento del testo.

Alcuni di questi rilievi hanno trovato qualche autorevole conferma dal colle più alto di Roma, e da alcuni presidenti emeriti della corte costituzionale, che hanno messo in guardia dai rischi di incostituzionalità del testo attuale.

Una conferma della opportunità di una ripulitura del testo, che renda più coerente il suo contenuto con la sua impostazione, e quindi elimini i rimandi alle norme sul matrimonio che creano contraddizioni e ambiguità con l’istituto nuovo che si va configurando.

E so che in questa direzione, come da noi richiesto, si sta già lavorando.

Quanto poi alla questione controversa della stepchild adoption, e delle sue conseguenze, non è mettendo la testa sotto la sabbia, come a volte mi sembra facciano gli oltranzisti dei diritti individuali a tutti i costi, che si risolvono i problemi.

Il nocciolo della questione lo riassumerei in questi termini.

La stepchild adoption è un istituto che si applicherebbe, per le unioni civili, e a differenza delle coppie sposate eterosessuali, sia a chi abbia già un figlio, sia alla coppia omosessuale che voglia avere un figlio.

Cosa significa in concreto?

Significa che se una coppia di uomini uniti civilmente vorrà un figlio, potrà ricorrere alla maternità surrogata, vietata da noi ma possibile in altri paesi, e poi ricorrere alla stepchild per estendere la responsabilità genitoriale dal padre biologico al partner.

Così si doterà la coppia di uomini che voglia avere un figlio dello strumento giuridico per ottenerlo. Dunque, obiettivamente, una sorta di legittimazione, o comunque un bell’incentivo, della maternità surrogata.

Maternità surrogata significa, a mio avviso, mercificazione del corpo della donna, mercificazione del bambino, e significa altresì far nascere bambini che per definizione, e non per un accidente del destino, non avranno la madre.

Va bene tutto questo? Noi qualche dubbio ce l’abbiamo, e lo manifestiamo.

È possibile individuare allora qualche strumento giuridico che, nel tutelare doverosamente i minori già in essere che vivono in una famiglia omogenitoriale, eviti di legittimare, sia pure indirettamente, questi comportamenti?

La risposta non è per nulla facile, lo ammetto, e forse sarebbe stato meglio, come da noi ipotizzato, rinviare questa specifica discussione in un provvedimento ad hoc, di riforma complessiva di tutti gli istituti paragenitoriali.

Ciò che oltre tutto avrebbe spianato la strada all’approvazione di una legge sulle unioni civili sulla quale all’interno del PD vi è un consenso unanime.

Ma pare che tornare indietro sul punto sia oramai difficile.

Se dunque la stepchild deve restare, e se le preoccupazioni paventate hanno un minimo di fondamento, non si potrebbe quanto meno circondare questa particolare forma di adozione di qualche cautela in più, di qualche criterio ulteriore (come per esempio la verifica di un pregresso periodo di convivenza) che il giudice debba valutare prima di pronunciarsi, per evitare ogni automatismo? E soprattutto per evitare che anziché legittimare legami già consolidati tra minore e adulto, si finisca per creare legami che non c’erano, con evidente stravolgimento della ratio della norma?

Ipotesi e soluzioni che autorevoli professori esperti della materia hanno anche tradotto in proposte concrete.

Questi sono i punti sui quali abbiamo chiesto al nostro partito uno sforzo in più di riflessione e sintesi.

Punti sui quali le strade per una mediazione ulteriore, che salvaguardi i principi e gli obiettivi della legge, mantenendo unito il PD, a me paiono davvero possibili, a portata di mano.

In questa direzione io lavorerò fino all’ultimo momento utile, per portare l’intero Partito democratico a consegnare al paese una legge che certamente rappresenterà un grande passo in avanti nella tutela di diritti e aspettative fino ad oggi ingiustamente ignorati.