In un sorprendente ragionamento riportato dai giornali, Bersani ha sostenuto che il M5S rappresenterebbe un movimento “di centro”, poiché votato dai ceti medi arrabbiati, e accreditato di un grande consenso.
Su questa premessa, condita anche da un paragone con il nascente fascismo di Mussolini, poiché in fondo anch’esso vinse raccogliendo voti in quel bacino elettorale, Bersani ha sostenuto che la sinistra dovrebbe attrezzarsi al dialogo con quel movimento. E che in realtà loro, e non tanto il partito democratico, sarebbero il vero argine alla destra montante.
Mi paiono considerazioni sballate, che denotano la confusione in cui si dibatte certa cultura politica incapace di confrontarsi con i tempi nuovi.
È ovvio, e quasi banale dirlo, che occorre parlare ai ceti medi, anche a quelli più delusi o emarginati o impoveriti dalla crisi. Lì dentro ci sono le ragioni della crescita impetuosa dei movimenti nuovi e antisistema che si stanno affermando in occidente. È dunque doveroso per un partito come il pd, se vuole essere all’altezza delle sue ambizioni, attrezzare risposte convincenti per prosciugare quel disagio, e insieme ad esso i consensi che oggi raccoglie il M5s.
Ma ben altro è invece teorizzare che occorra parlare con chi incanala quel consenso in una risposta pericolosa per la tenuta della nostra democrazia.
Perché li abbiamo visti all’opera in questi anni, li abbiamo misurati: non sono più un oggetto misterioso come all’epoca dello streaming con Bersani.
Non giriamoci attorno, e diciamo le cose come stanno, mettiamo in fila senza infingimenti le caratteristiche nuove portate nella politica italiana dal movimento.
Non sono mai stati disponibili al confronto e al dialogo per la semplice ragione che non riconoscono legittimità agli avversari, che anzi aggrediscono anche personalmente, utilizzando il web come un manganello.
Utilizzano la morale e la giustizia come strumento politico, ovviamente in modo del tutto unilaterale, per colpire gli altri e assolvere se stessi.
Alterano la verità con rappresentazioni semplificate, quasi da cartone animato, e false, per dividere il mondo tra buoni (loro) e cattivi (tutti gli altri), in una visione manichea della realtà che disconosce ogni complessità.
La loro organizzazione è democratica solo sulla carta, perché in realtà sono guidati ed eterodiretti da una società che conosce, gestisce e manipola la piattaforma informatica che li lega.
Ma non sono stupidi, anche se alle volte il dubbio su alcuni di loro viene.
Più semplicemente hanno capito che oggi, in questo contesto difficile, e di fronte a una società impoverita e impaurita, il modo migliore per raccogliere il consenso è esattamente quello.
Sono dunque disposti a calpestare la verità, a insultare, a sacrificare la dignità delle persone, a passare sopra ogni principio pur di avere consensi, e raggiungere il potere.
Questa è la radice culturale e politica del M5S.
E questa è la ragione per cui loro, e la loro cultura, sono il nemico contro cui oggi dobbiamo combattere. Un nemico che in forme più o meno analoghe è oggi diffuso in tutto l’occidente, e che mette in discussione le basi della nostra democrazia rappresentativa.
Il che non vuol dire ignorare il segnale tutto politico che il consenso crescente che raccolgono indica, e al quale in termini altrettanto politici occorre dare risposta, per evitare che quella cultura e quella proposta diventi maggioritaria nel paese.
Come accadde, in un contesto storico e in forme ovviamente assai diverse, con il fascismo.
Con il quale gli antifascisti non si sognarono mai di venire a patti.