Mi diceva qualche giorno fa un amico che si occupa di comunicazione, che l’uscita del leghista Fontana sulla difesa della razza bianca non è stata casuale, e gli farà guadagnare notorietà e voti.

Penso che il mio amico abbia ragione.

Ma non per questo occorre arrendersi, alzare bandiera bianca, e acconciarsi a vellicare gli istinti più retrivi degli italiani, ma occorre anzi raddoppiare gli sforzi per aiutare a capire i problemi, la loro complessità, e le soluzioni possibili.

Io sono convinto che la serietà e la credibilità alla fine paghino, che ci siano tanti italiani disposti a premiare chi si sforza di non semplificare e di indicare percorsi coerenti anche se difficili.

E allora, quando parliamo di immigrazione, dobbiamo cominciare con il riconoscere che si tratta di un fenomeno che, per le dimensioni che ha assunto, sta mettendo a rischio la tenuta dei sistemi democratici occidentali.

Secondo i dati dell’unhcr sono oggi nel mondo circa 65 milioni le persone in fuga da conflitti e povertà, un numero mai così alto dalla seconda guerra mondiale, il 50% in più di soli 6 anni fa, oltre la metà dei quali bambini.

Una migrazione di proporzioni immani, che peraltro tocca in modo marginale i paesi europei, visto che l’86% dei profughi sopravvive in paesi a basso reddito limitrofi ai paesi di fuga.

L’Italia è il principale paese di destinazione delle rotte mediterranee, e si è trovata in questi anni a farsi carico di un numero crescente di richiedenti asilo, che ha toccato nei primi mesi dello scorso anno dei picchi davvero preoccupanti.

E tanto più insostenibili in quanto i paesi europei hanno mal digerito e di fatto ostacolato il superamento del trattato di Dublino, l’idea cioè della ricollocazione pro quota dei migranti sbarcati in Italia.

Sull’Italia si è dunque scaricato un problema di dimensioni mondiali ed epocali, reso ancora più acuto dalle paure innescate dagli attentati terroristici di matrice islamica degli ultimi anni.

Per questo in tutto l’occidente l’argomento immigrazione è diventato decisivo, e i populisti e la destra lo cavalcano, sdoganando apertamente anche slogan razzisti come ha fatto Fontana, e proponendo soluzioni draconiane ed effimere come la costruzione di muri e barriere ai confini.

Io credo invece che gli slogan possano aiutare a catturare qualche voto, ma non risolvono i problemi, e che la deriva xenofoba sia molto pericolosa e da combattere, ovviamente alla condizione di affrontare seriamente la questione.

È ovvio ed evidente infatti che il fenomeno migratorio deve essere governato, che non possiamo permetterci di diventare il terminale di tutti i profughi che cercano riparo in Europa, e che dunque le paure e le diffidenze delle persone sono ben comprensibili.

Ma governare il problema significa fare l’esatto contrario della destra (non cito il m5s perché su questo come su molto altro non si sa cosa pensi), che si limita ad urlare slogan, e a fare provvedimenti utili ad ammansire i suoi elettori, ma inutili per risolvere la questione.

Io credo che la prima cosa da fare, per evitare l’esasperazione e le pericolose degenerazioni che da ciò derivano e che in qualche caso hanno trovato spazio anche da noi, sia affrontare e risolvere l’emergenza, ed in particolare l’aumento vertiginoso degli sbarchi e dei flussi migratori mediterranei, insostenibile per il nostro paese, con il loro terribile carico di perdite umane.

Ciò di cui si è occupato il governo Gentiloni, con il ministro Minniti, che ha ottenuto sotto questo profilo risultati lusinghieri: un calo degli sbarchi del 30% nel corso del 2017, determinato dal crollo di oltre il 70% della seconda parte dell’anno, grazie ad accordi presi con le autorità libiche.

Con un effetto positivo anche sulle perdite umane registrate nelle traversate, passate da 4406 nel 2016 a 2832 nel 2017.

Beninteso, sappiamo bene che la riduzione dei flussi non risolve il problema dei migranti, delle loro sofferenze, ma si limita a spostarlo più a valle. E tuttavia occorreva uscire dall’emergenza che stava davvero facendo crescere tensioni razziali, rianimando pericolose derive di destra estrema in tutta Europa.

E questo risultato, sul piano interno, e a dispetto di quanto sostengono i nostri avversari, può dirsi raggiunto.

Ora però occorre passare ad un governo più ordinato e civile dei flussi.

E questo non può che essere figlio di una politica comune europea, che attivi canali umanitari, che si faccia carico in modo efficace del ricollocamento per quote dei migranti, che metta risorse adeguate per i rimpatri, che modifichi le modalità degli aiuti allo sviluppo.

E non sarà certo la destra ad attivarsi per queste politiche, le uniche in grado di risolvere il problema, quella destra che quando ha governato si è limitata a parlare di respingimenti, che non ha mai aiutato i ricollocamenti dei richiedenti asilo sul piano nazionale (le amministrazioni leghiste si sono sempre opposte), che ha sempre blaterato di ‘aiutarli a casa loro’ salvo ridurre costantemente i fondi per la cooperazione internazionale.

La verità è che la destra populista e leghista, in questo accompagnata dal m5s, ha sempre ostacolato ogni soluzione ragionevole e ragionata del problema, perché sulle paure della gente ci vive, ci campa, e pertanto preferisce alimentarle anziché eliminarle alla radice. Come Fontana dimostra.

E questo a me pare un ulteriore ottimo motivo per aiutare in ogni modo Gori, Renzi e l’intero Partito Democratico a vincere le vicine competizioni elettorali.