Con emblematica sincronia, mercoledì scorso il direttore di Avvenire ha dato una lunga intervista al corriere, nella quale ha lodato il m5s sostenendo che sui tre quarti delle grandi questioni vi è consonanza di vedute con il mondo cattolico, e contemporaneamente il giornale dei vescovi ha ospitato un esteso colloquio con Beppe Grillo, affabulatore, ambiguo e confuso come al solito.

Una coincidenza che è apparsa, ai più, come una sorta di sdoganamento da parte delle gerarchie cattoliche dei grillini, una sorta di riconoscimento, di via libera, di rimozione di ostacoli alla possibilità di dare consensi ad un movimento populista e antieuropeo.

E a poco è servita la precipitosa smentita del direttore Tarquinio, evidentemente fatto segno di perplessità giunte da alto livello, che si è affannato a dichiarare che le sue erano solo opinioni personali.

L’impressione forte è rimasta.

Ed è l’impressione di rivivere stagioni già sperimentate in passato, e non particolarmente commendevoli per la chiesa.

Quelle in cui le gerarchie si acconciarono ad un collateralismo con i vittoriosi di turno, nella convinzione di potere così negoziare, condizionare e ottenere qualcosa su alcuni temi di loro interesse. Come una lobby qualsiasi, e a prescindere da qualunque valutazione critica e complessiva sul significato e sull’impatto sui meccanismi di funzionamento della democrazia del movimento politico di turno, oggi del m5s.

Perché il punto è proprio qui.

Nessuno può negare che su alcuni temi, penso alla lotta alla povertà, penso alla chiusura dei centri commerciali in alcune feste comandate, penso alla tutela dell’ambiente naturale, vi possa essere una sintonia tra una ispirazione cristiana e alcun slogan del m5s.

Ma, anche a prescindere dal fatto che vi sono molte altre questioni, e penso tra le altre ai temi eticamente sensibili, alla concezione dell’Europa, la distanza dal pensiero cattolico non potrebbe essere più siderale ed evidente, la eventuale sintonia su alcuni temi non può fare premio su una valutazione più complessiva della natura politica del m5s.

Che non è un partito come gli altri, disponibile alla dialettica e al confronto democratico, ma è un movimento che, facendo leva su un disagio e una insoddisfazione obiettivi e diffusi tra gli italiani, e grazie ad un sapiente sfruttamento della rete e dei social network, punta al superamento della democrazia rappresentativa, alla disarticolazione delle strutture democratiche costituzionali.

All’insegna di uno slogan pericoloso e mistificatore, secondo il quale la nuova tecnologia consentirebbe l’instaurazione della democrazia diretta, nella quale ciascun individuo sarebbe chiamato a decidere su ogni questione grazie ad un click con un computer.

Anche il parlamento sarebbe sostanzialmente inutile, visto che le decisioni le prenderebbero i cittadini: ed infatti il m5s chiede si introduca il vincolo di mandato, per cui i parlamentari non avrebbero alcuna autonomia, sarebbero meri esecutori di decisioni già prese.

Nessun partito dunque, in questo nuovo sistema, nessun corpo intermedio, nemmeno i sindacati: tutti individui, una società molecolare e atomizzata in singoli davanti agli schermi. La disarticolazione dell’architettura costituzionale, che nell’articolo 49 vede i partiti come elemento fondamentale di funzionamento della democrazia, che all’articolo 2, secondo una concezione cara al solidarismo cattolico, individua nell’articolazione delle formazioni sociali, nella pluralità degli ordinamenti giuridici, il fondamento della Repubblica.

In questa nuova democrazia del web, teorizzata dal m5s, tutto ciò sarebbe passato e inutile.

Una concezione pericolosa, perché senza partiti in grado di temperare gli interessi dei singoli dentro un disegno generale, senza formazioni sociali intermedie nelle quali ciascuno può esplicare le proprie inclinazioni in un rapporto plurale, gli individui non sono liberi ma diventano schiavi, come atomi privi di riferimenti. Da soli non si è più forti ma più deboli, si è preda degli interessi forti, si è indifesi di fronte alle suggestioni, alle falsità, ai condizionamenti. Anche a quelli del web.

E non è un caso che chi propugna questo nuovo modello di democrazia sia proprio un movimento che il web lo conosce, lo gestisce. Perché il potere, in questo simulacro di democrazia, sarebbe saldamente nelle sue mani.

Questa, per chi la vuole leggere e vedere, è la vera natura del m5s.

Ed è allora sorprendente, ancora una volta, dover registrare la tentazione di una parte del mondo cattolico di scendere a patti con questo mondo, per superficialità o peggio per convenienza.