Ieri abbiamo approvato in prima lettura il testo di legge che introduce il reato di propaganda del regime nazifascista.
Una norma che ha suscitato molte polemiche, toccando un aspetto molto delicato, quello che confina con la libertà di opinione.
Molte critiche per questo motivo si sono levate, e non solo da ambienti vicini al mondo della destra.
Non vi è dubbio insomma che si tratta di un tema su cui è legittimo avere opinioni divergenti.
La legge persegue peraltro un obiettivo per me condivisibile, quello di colmare una lacuna presente nel nostro ordinamento che già prevede, in particolare con la legge Scelba, norme che puniscono l’apologia di fascismo, e che tuttavia non sono riuscite a evitare atti e comportamenti che feriscono la sensibilità di una democrazia nata dalla lotta antifascista.
Mi riferisco non solo al commercio di gadget e oggettistica che richiamano il regime, ma anche alla presenza di movimenti politici che presentano simboli chiaramente fascisti come il fascio littorio, e che nonostante ciò hanno partecipato a recenti elezioni amministrative e possono affiggere manifesti o distribuire volantini con tali simboli.
Questo è l’obiettivo della legge, di impedire questo tipo di propaganda, nulla dunque che abbia a che vedere, nonostante le falsità propalate a piene mani dalla stampa di destra, con monumenti o edifici costruiti nell’epoca fascista, che non vengono minimamente messi in discussione dalla nuova legge.
Si può certamente discutere se questo sia il modo giusto, se il diritto penale abbia senso in materie delicate come quelle attinenti alle libera di pensiero, ma resta il fatto che l’obiettivo a me pare giusto.
Ma anche ammesso che sia lecita ogni critica alla legge, la reazione che ne è scaturita ha scoperchiato e fatto emergere un mondo sconcertante e inquietante.
Contro il promotore delle legge, Emanuele Fiano, si sono scatenati tutti gli ambienti di estrema destra, da Forza Nuova a Casa Pound, in una impressionante sequela di insulti e minacce che rivelano un rigurgito neofascista più diffuso di quel che si pensi.
Una reazione ancora più eccitata per l’antisemitismo pericoloso e strisciante che cova in quei mondi, e che non tollera la circostanza che Fiano sia ebreo, figlio di un deportato ad Auschwitz.
Una canea che ha raggiunto il punto più vergognoso nel commento su Facebook di Mario Tuti.
Mario Tuti è un terrorista neofascista che negli anni 70 assassinò a sangue freddo due poliziotti, ed è stato condannato anche per tentata strage. E’ anche colui che a mani nude nel 1981 uccise in carcere il principale indiziato per la strage di Piazza della Loggia, Ermanno Buzzi, cavandogli gli occhi come estrema punizione per essere considerato un delatore.
Questo assassino ha scritto sul web, in un post corredato della foto di Fiano: “Ogni tanto, anzi abbastanza spesso, mi riprende la nostalgia dei bei vecchi tempi della galera. Il problema è cosa fare per tornarci (in galera). Ci hanno pensato Fiano e i suoi 261 manutengoli a darmi una facile e onorevole opportunità”.
Una cosa penosa, vergognosa, che mi ha fatto ribollire il sangue dalla rabbia.
Io sono uno dei 261 manutengoli che hanno votato la legge, e il vigliacco assassino fascista Mario Tuti e i suoi sodali che come fantasmi sono riapparsi dal passato non mi fanno paura.
Ma questi segnali, beh, un poco io credo debbano interrogarci.