Finalmente, dopo che era stata preannunciata ancora a fine estate, ieri sera è stata convocata per la prima volta la commissione congiunta Camera e Senato sulle unioni civili.

Una gruppo di lavoro formato da cinque esponenti del PD della commissione giustizia per ciascuno dei due rami del parlamento, quindi dieci persone in tutto, deciso dai vertici del gruppo per tentare di condividere il percorso legislativo della nuova legge, in modo da consentire che il testo approvato in prima lettura al Senato possa essere votato in via defintiva alla Camera, senza ulteriori passaggi parlamentari.

Dei cinque componenti della Camera uno sono io, e insieme a me ci sono la presidente della Commissione Giustizia, il nostro capogruppo in commissione, e altre due colleghe.

Era una riunione che attendevamo da tempo, poiché la decisione assunta dal partito di blindare il testo che uscirà dal senato era stata vissuta da molti di noi deputati come una forzatura, politicamente comprensibile e forse anche giustificabile, ma certamente lesiva delle nostre prerogative su una materia tanto delicata.

Di qui la necessità di una commissione congiunta per seguire insieme l’iter della legge e condividerne i passaggi.

Ieri sera dunque la prima riunione, nella quale ci si è limitati a fare il punto della situazione, senza ancora entrare nel merito delle questioni ancora aperte.

Per parte mia, mi sono limitato a sottolineare che ritengo assai opportuno che, su un tema che tocca sensibilità assai diverse all’interno del partito, il PD non si faccia scudo della libertà di coscienza, che lascerebbe in ordine sparso i parlamentari ma rischierebbe di aprire fratture interne, ma cerchi anzitutto al suo interno la sintesi più larga e condivisa possibile, il massimo comun denominatore.

Non si lasci nulla di intentato dunque, da qui a quando il testo andrà in aula a gennaio, per trovare la sintesi politica anche sui nodi ancora sul tappeto, ivi compreso quello più spinoso, la cosiddetta stepchild adoption.

Se il partito democratico riuscirà a comporre le divergenze in un testo equilibrato e largamente condiviso al suo interno, credo che non solo la legge potrà avere un iter più veloce, ma sarà anche in grado di compattare il paese su un tema di per se divisivo.