In questi giorni sono stato completamente assorbito dall’attività legislativa. È infatti giunta in Aula la proposta di legge di iniziativa parlamentare sul contrasto all’ omofobia, che in commissione giustizia era stata istruita prima dell’ estate. Una legge delicata e difficile, sulla quale da almeno vent’ anni il Parlamento non riusciva a trovare una soluzione condivisa, per il sedimentarsi di radicalismi e visioni apertamente contrapposte coinvolgenti temi eticamente sensibili.

In modo direi naturale, attesa una mia peculiare attitudine, mi sono trovato in Commissione a svolgere un ruolo di mediazione tra le diverse anime interne al partito democratico, cercando di aiutare a individuare soluzioni normative che consentissero di arrivare ad una approvazione della legge, trovando peraltro larga disponibilità e sponda in Ivan Scalfarotto, relatore della proposta, che ho imparato in questo frangente ad apprezzare per il suo approccio equilibrato e sinceramente rispettoso delle diverse opinioni e visioni in materia. Questo ruolo di mediazione, che ho cercato di svolgere tentando di dare voce anche all’ anima più legata al mondo e ai movimenti cattolici interni al PD, mi è stato di fatto riconosciuto, allorché sono stato richiesto dal capogruppo in Commissione di fare parte del comitato dei nove, vale a dire il comitato ristretto, nel quale sono presenti rappresentati in modo proporzionale tutti i gruppi, che decide sugli emendamenti da portare in aula, e poi segue l’iter della votazione della legge stando seduto al tavolo che fronteggia i banchi del governo.

In questo ruolo ho dunque partecipato alla faticosissima trattativa tra i diversi gruppi, ed in particolare tra le forze di governo PD, Scelta Civica e PDL, per tentare di giungere in Aula con un testo condiviso, prolungatasi in modo convulso per tutta questa settimana, ove il testo era calendarizzato in Aula. L’ ipotesi di mediazione finale, raggiunta dopo accesi scontri e animati litigi nella sola mattinata di ieri, non ha consentito di avere il consenso del PDL, che ha opposto ragioni non certamente infondate, e tuttavia a mio avviso a conti fatti non tali da giustificare il rifiuto finale di condivisione del testo. Siamo dunque andati al voto, durato tutta la giornata di ieri, in una situazione di incertezza e malcelato nervosismo, riuscendo tuttavia a condurre in porto il provvedimento, pur tra molte traversie.

Il testo finale approvato non è certo il migliore possibile, si presta a critiche da parte dei sostenitori dell’ una e dell’ altra fazione, occorre riconoscere che dal punto di vista della tecnica legislativa non è particolarmente rigoroso, e tuttavia mi pare un buon risultato in termini di riconoscimento di diritti e insieme di garanzie liberali. Per me, è’ stata di certo una esperienza faticosa ma molto significativa, che mi servirà in futuro se, come auspico, avrò la possibilità di poter incidere ancora in modo così rilevante, come in questa occasione mi è capitato, sul processo legislativo, magari in occasione di discussione su temi e materie anche più attesi e prioritari di questo.