La sfida che ha lanciato Renzi in vista delle prossime elezioni politiche merita di essere sostenuta. Viviamo un momento di grave crisi economica, siamo dentro una recessione lunga e profonda di cui ancora non si intravede la fine, che sta facendo vacillare la solidità finanziaria del paese, sta erodendo le capacità di risparmio e di spesa delle famiglie, sta mettendo a dura prova l’intero sistema produttivo ed economico. Ma l’Italia vive anche un momento di preoccupante ed evidente frattura tra opinione pubblica e mondo politico, di profonda crisi di fiducia nelle istituzioni, alimentate da segnali di decadimento dell’etica pubblica, da episodi diffusi, ripetuti e trasversali di svilimento della “forma più alta di carità”, per dirla con Paolo VI, in puro e volgare soddisfacimento di appetiti ed interessi personali.

In tutto ciò si avverte oggi un senso di smarrimento ed insieme, acuto e pressante, il bisogno di una innovazione, di un’evoluzione, di un cambiamento del quadro politico. Le persone che oggi si dichiarano indisponibili a tornare alle urne, insieme a quelle che voterebbero qualunque proposta di rottura del sistema, anche di stampo populista, stanno diventando maggioranza nel paese. A tale condizione di crisi che segnala una sofferenza della nostra democrazia occorre invece dare una risposta dentro la cornice dei meccanismi istituzionali, non fuori, una risposta che maturi dentro il recinto dei partiti, non a prescindere da essi. In questo senso, Renzi rappresenta una occasione.

La sua proposta, che invita ad un ricambio profondo una classe politica che, non diversamente da tanti altri settori di questo paese, soffre di un’evidente incapacità di rinnovamento, che si propone di introdurre nel lessico del centrosinistra qualche parola d’ordine inedita, come merito ed opportunità, in grado di indicare un aggiornamento nell’approccio ai problemi del nostro tempo, che cerca di proporsi anche con metodi e linguaggi nuovi, merita di essere incoraggiata e sostenuta. Lo merita perché si propone non già di demolire quel che resta dei partiti, e del partito democratico in particolare, ma proprio al contrario di ridare dignità alla loro presenza, e perchè allarga finalmente gli orizzonti dell’intero centrosinistra, estendendo la sua capacità di sintonia a mondi di riferimento diversi dai tradizionali. E merita sostegno, questa proposta, nonostante i limiti e le obiezioni che le vengono imputati e mosse.

E’ vero infatti che era forse più corretta una sfida dentro un congresso di partito, mi rendo conto che in questo momento Renzi appare come un uomo solo al comando, ed offre un’immagine assai personalistica della politica, capisco le difficoltà di fare i conti con uno stile ed un modello che appaiono poco ortodossi. E tuttavia il contesto è tale che forse solo in questo modo, lanciando una sfida dirompente dal sapore un po’ ribelle, è possibile stare alla pari della dimensione della crisi economica e politica che stiamo vivendo.

Per questo ho deciso di dare una mano, di affiancarmi ai tanti che, con un atto di fiducia nel futuro ed un pizzico di coraggio, hanno deciso di sostenere il generoso tentativo di Renzi, nella convinta persuasione che, come riconosce Bersani, da questa grande sfida il partito democratico, il centrosinistra, ma in fondo tutta la politica italiana, possono uscire più forti.