Stamattina ho partecipato ad un incontro promosso dal presidente della provincia Mottinelli con tutti gli attori delle scuole superiori di Brescia, dirigenti scolastici, rappresentanti di insegnanti, studenti, genitori, per discutere del progetto di settimana corta più volte ipotizzato dalla provincia.

Un progetto che proprio stamattina, all’esito dell’incontro, la provincia ha deciso di archiviare.

Troppi i distinguo, i dissensi espliciti, le critiche, la freddezza incontrata.

Ascoltando e parlando con un po’ dei presenti ne ho tratto alcune convinzioni.

La riduzione da sei a cinque giorni delle lezioni, con il sabato libero, è una buona idea.

Comporta una riorganizzazione più moderna della didattica, un approccio diverso al loro impegno da parte dei docenti, libera tempo per gli studenti e, laddove è stato già sperimentato, ha incontrato il favore della stragrande maggioranza di studenti e professori.

In molti paesi occidentali d’altronde è una realtà consolidata da anni, e la tendenza anche da noi porta verso quella direzione.

E non vi è dubbio che per la provincia la riduzione da sei a cinque giorni comporterebbe una riduzione delle spese per il trasporto pubblico e per il riscaldamento, circa 1,5 milioni di risparmi all’anno che, come spiegato da Mottinelli, potrebbero essere reinvestiti in opere infrastrutturali scolastiche di cui la nostra provincia, come tutte le altre, avverte il bisogno.

Credo però che l’ostilità che si è manifestata per la proposta dipenda essenzialmente dalle sue modalità, e più in particolare dalla condizione posta dalla provincia, vale a dire la necessità che tutti gli istituti superiori si adeguino, nessuno escluso.

Il che si capisce dal punto di vista della provincia e dei risparmi, poiché non si può ridurre il trasporto pubblico del sabato se alcune scuole rimangono aperte, né si può spegnere il riscaldamento se alcune sezioni di una scuola fanno lezione.

Ma si capisce meno dal punto di vista della scuola, poiché una trasformazione così radicale non può che avvenire in modo graduale, dopo una adeguata sperimentazione, con il coinvolgimento pieno di studenti, insegnanti e genitori, senza l’imposizione di una data.

Bene ha fatto dunque Mottinelli a prendere atto della situazione, e a modificare il suo orientamento iniziale.

Ma ciò non significa che il discorso sia chiuso.

Credo sarebbe un errore non affrontare in modo laico, aperto e ragionato la questione sollevata, lasciandola cadere nel vuoto. Risparmi o non risparmi.