Mentre l’attenzione della politica è tutta sulle prossime vicende al Senato, alla Camera è ripresa, più in sordina, l’attività legislativa.

Anche noi siamo ovviamente in attesa di capire cosa succederà al senato sul passaggio delicato e decisivo della riforma costituzionale.

Si tratta di un tornante della legislatura, perché dall’esito del voto dipende il suo prosieguo.

Se, malauguratamente, per le defezioni interne al partito democratico e a ncd, dovesse interrompersi il percorso della riforma, costringendo il parlamento a ricominciare tutto da capo, vacillerebbe la tenuta della legislatura, e con essa gli spiragli di ripresa che con sempre maggiore decisione si affacciano nell’economia italiana.

È inutile eludere o nascondersi il problema: questa legislatura nata zoppa, questo governo e questa maggioranza allargata hanno trovato una loro ragion d’essere, e dunque si reggono e hanno un senso solo se riescono a portare a termine le riforme di sistema attese dal paese, di cui quella istituzionale costituisce un’architrave.

Ricordo che in un contesto politicamente difficilissimo, e grazie agli sforzi del presidente emerito Napolitano, nel 2013 si è aperto un varco, un insperato spazio per riformare profondamente il nostro sistema, che ha consentito di costituire una coalizione inedita e inclusiva che su quel sentiero si è incamminata.

Se si dovesse verificare, numeri alla mano, che quelle riforme non sono possibili perché la maggioranza non ha la tenuta necessaria, si sgretolerebbe inevitabilmente il senso politico dell’avventura iniziata con il governo Letta e perseguita con il governo Renzi.

E dubito che il percorso della legislatura avrebbe chance per continuare.

Mi auguro ovviamente che questo non sia lo scenario che si profila, e sono convinto che anche i più riottosi della minoranza interna non vorranno correre il rischio di fare pagare al paese un prezzo assai alto per l’ennesimo nefasto episodio di instabilità politica.

Tanto più se si pensa che l’unico punto di dissenso vero su cui si consumerebbe uno strappo così lacerante e denso di conseguenze sarebbe quello sulla elettività diretta o indiretta dei nuovi senatori: questione che, per importante che sia, mi pare francamente di scarso peso rispetto alla quantità e qualità delle modifiche sulle quali c’è un sostanziale accordo.

Nel frattempo, pur con un orecchio attento alle vicende della camera alta, come formichine alla camera perseguiamo i nostri lavori, e come spesso capita stiamo votando in aula un provvedimento attinente alla riforma della giustizia, in questo caso un rilevante pacchetto di riforme del codice penale e di procedura penale.

Ulteriore indizio, se mai ce ne fosse ancora bisogno, dell’attenzione e della priorità che il governo assegna al miglioramento di un servizio, quello della giustizia, che rappresenta una infrastruttura fondamentale del paese.