La fotografia dei cinque capi di stato, tedesco, inglese, francese, italiano e americano, che si sono visti ad Hannover, in occasione della visita di Obama in Germania, mi pare certifichi, più di ogni altra considerazione, che l’Italia è tornata ad essere considerata un interlocutore importante, in Europa e nel mondo.

Non so se è merito esclusivo di Renzi. O meglio, non sono sicuro che sia solo e semplicemente per la sua capacità di portare un contributo di idee ed una presenza significativi in occasione dei vertici e sulle questioni più spinose del momento. Da ultimo con la proposta, giudicata da tutti assai interessante, per affrontare in modo efficace il delicatissimo tema dell’immigrazione.

Io penso che ciò conti, che cioè il piglio, la capacità di leadership e il pragmatismo che ha mostrato in Italia, siano qualità che hanno consentito a Renzi di farsi valere anche in campo internazionale.

Ma sono altresì persuaso che un’altra caratteristica abbia giovato molto al ritrovato ruolo internazionale del paese, che solo in parte e indirettamente può attribuirsi a Renzi.

Mi riferisco alla ritrovata, e per certi aspetti inaspettata, stabilità politica del paese. Al fatto cioè che dopo molti anni l’Italia si è presentata al mondo con un governo stabile, con un leader non in discussione e dall’orizzonte politico di medio periodo sufficientemente tranquillo.

Ci pensavo riflettendo sul fatto che già oggi il governo Renzi è il sesto più longevo nella storia della repubblica, che se, come tutto lascia presumere, arriverà quanto meno alla primavera del 2017 sarebbe il terzo, e che se arrivasse a fine legislatura diverrebbe il più duraturo in assoluto. Pur essendo nato un anno dopo l’inizio della legislatura.

Il che ci dice quanto la stabilità politica, un assetto istituzionale sufficientemente stabile e in grado di garantire governabilità per un medio periodo siano condizioni essenziali, decisive, non solo per impostare riforme non improvvisate e di lungo periodo, ma anche per poter contare nei contesti internazionali, quelli sempre più determinanti per le scelte e le decisioni sulle questioni più importanti del nostro tempo.

Lo dico, perché quella della stabilità, della governabilità, e quindi della democrazia decidente è la questione che ha mosso la necessità delle riforme istituzionali, ed è l’obiettivo che la riforma costituzionale persegue. Ragioni più che sufficienti per consigliarne l’approvazione.