Tratto da Bresciaoggi – Giovedì 11 Giugno 2015
«Sono contento di avere offerto il mio contribuito in maniera non secondaria. Sull´affinamento di alcune norme un po´ del mio ce l´ho messo, e mi è stato pubblicamente riconosciuto». Non nasconde la sua soddisfazione l´avvocato Alfredo Bazoli, quarantacinquenne deputato bresciano del Partito Democratico, che in qualità di relatore in Commissione Giustizia della Camera ha ricoperto un ruolo di primo piano nella trasformazione in legge del ddl sugli ecoreati, provvedimento che introduce nel codice penale nuovi delitti contro l´ambiente. La legge è stata votata da un fronte composito di forze politiche, formato, maggioranza a parte, anche da M5S e da Sel. E´ il segno che è stata varata un´ottima legge?«Credo sia una buona legge, fermo restando che alle norme penali non possono essere attribuite virtù salvifiche. Nessuno si aspetti che da adesso in poi, come per miracolo, la qualità del nostro ambiente diventi improvvisamente di prim´ordine. Ma grazie al lungo e complesso lavoro svolto in Parlamento, nelle Commissioni e all´interno dei Comitati ristretti, si è posto fine a un sostanziale vuoto legislativo, vecchio di una ventina d´anni».La 68/2015 (Disposizioni in materia di delitti contro l´ambiente) introduce nuove fattispecie delittuose, declinate sulla produzione di un danno all´ambiente.
Quali sono gli obiettivi di fondo che ne hanno ispirato la stesura?«Innanzitutto inasprire il quadro sanzionatorio per le condotte che danneggiano l´ambiente, fino ad oggi punite prevalentemente a titolo di contravvenzione, inserendo nuovi delitti nel codice penale e raddoppiandone il termine di prescrizione. Sono state inoltre previste forme di ravvedimento operoso, mediante una diminuzione di pena nei confronti di chi si adopera per evitare che l´attività delittuosa sia portata a conseguenze ulteriori, anche aiutando concretamente l´autorità di polizia o giudiziaria nella ricostruzione dei fatti e nell´individuazione dei colpevoli. Per coloro che, prima del dibattimento, provvedano alla messa in sicurezza e alla bonifica, sono contemplati forti sconti».Qual è, dal suo punto di vista, l´aspetto più qualificante della legge?«Si è seguita la logica del diritto penale moderno: garantire una maggiore protezione del bene che ci si prefigge di salvaguardare. Nel caso specifico, la tutela dell´ambiente ha rivestito maggiore interesse rispetto alla punizione del reo, la quale, sia chiaro, può comunque arrivare, in casi particolari e di assoluta gravità, fino a un massimo di vent´anni di reclusione».Quali sono i reati di nuova introduzione?«L´inquinamento ambientale, per chi cagiona una compromissione o un deterioramento significativo e misurabile delle acque, dell´aria, del suolo e del sottosuolo e della biodiversità della flora o della fauna. Il disastro ambientale, definito come un´alterazione irreversibile dell´ecosistema, oppure ripristinabile solo grazie a provvedimenti eccezionali e particolarmente onerosi. E ancora: l´abbandono di materiale altamente radioattivo, l´impedimento del controllo per chi ostacoli, intralci o eluda i controlli e l´attività di vigilanza degli organi ad essa preposti. Infine, l´omessa bonifica per chi, pur essendone obbligato, non assolve al suo dovere di recupero dello stato dei luoghi alla condizione preesistente».C´è chi lamenta che la nuova legge ha una debolezza: in termini pratici, può accadere che si appuri un reato molto tempo dopo che è stato commesso, con il forte pericolo di non ottenere giustizia?«Credo che avere allungato per i reati più gravi il tempo di prescrizione fino a quarant´anni possa metterci abbondantemente al riparo da rischi del genere».È stato attribuito un ruolo di primo piano alle attività di controllo e di vigilanza. Considerando l´endemica povertà di uomini e mezzi a disposizione, nasce il sospetto che buone norme possano rimanere sulla carta e non produrre effetti virtuosi…«La riorganizzazione delle Polizie Provinciali e del Corpo Forestale, a cui si sta mettendo mano, può rappresentare l´occasione per ottimizzare le risorse in campo per rafforzare le forme di prevenzione e le operazioni di accertamento, oggi effettuate in maniera spezzettata e distribuite in vari ambiti».Pensando agli enormi danni procurati all´ambiente nella nostra città, viene da chiedersi se una legge come quella appena entrata in vigore, se promulgata con vent´anni di anticipo, avrebbe cambiato il corso della storia.«Probabilmente molte delle vicende che hanno avuto ricadute così pesanti come quelle che conosciamo, Caffaro in testa, non sarebbero avvenute. Ovviamente la legge penale non può avere effetto retroattivo, ma da oggi in poi l´accertamento, la repressione e la spinta a bonificare sono enormemente rafforzati».
Dal suo osservatorio romano intravede qualche novità per ciò che concerne lo sblocco di risorse statali da allocare a Brescia per garantire un piano di risanamento ambientale ?«Dopo l´approvazione della legge ho incontrato, con la collega di partito Cominelli, il Ministro dell´Ambiente Galletti. Ha garantito che i 42 milioni di euro destinati a Brescia ci sono e che verranno sbloccati non appena saranno presentati progetti esecutivi. Da questo punto di vista in Loggia mi hanno assicurato che è tutto pronto. Prima, tuttavia, occorre che si dia corso alla nomina ufficiale del Commissario Straordinario per l´emergenza Caffaro, la cui ratifica spetta al Ministero dell´Economia. Un atto che ritengo scontato, rallentato per ragioni che definirei di carattere burocratico. Il tentativo che faremo è quello di accelerarne i tempi e sbloccarne l´iter entro la fine dell´estate».