Nei giorni scorsi il Giornale di Brescia ha ospitato una mia riflessione sulla scarsa presenza dei cattolici nella vita politica del nostro paese, che qui ripubblico.

Cessate le fatiche e i travagli legati all’approvazione del jobs act e della legge finanziaria, nelle prime settimane del prossimo anno approderà nelle aule parlamentari la proposta di legge sulla disciplina delle unioni civili e omosessuali. Come una sorta di fiume carsico riemergerà allora nell’arena del dibattito politico, levandosi dal suo torpore e letargo, il mondo cattolico, si faranno sentire esponenti della Chiesa, di associazioni, filosofi, uomini politici, tutti pronti a ritrovare voce e identità quando arrivino in discussione provvedimenti legislativi sui temi cosiddetti eticamente sensibili, e invece silenti su ogni altra questione. Perché questa è la condizione in cui versa oggi il mondo cattolico, vista anche dall’interno delle istituzioni parlamentari. Non vi è traccia di una presenza significativa, di una elaborazione originale e capace di incidere nelle scelte, di un apporto e un contributo realmente efficace sulle grandi decisioni della vita politica odierna del nostro paese.

Non sulle grandi questioni istituzionali, a partire dal rapporto del nostro paese con le istituzioni europee e dal significato e gli obiettivi della costruzione comunitaria, non sui temi economici, che interrogano il tipo di sviluppo che vogliamo per il nostro futuro, non sui profondi mutamenti del sistema di welfare, alle prese con una contrazione e frammentazione delle risorse che rischia di vanificare l’efficacia e la qualità delle prestazioni, non su temi decisivi come la riforma della giustizia, che chiama in causa il delicato rapporto tra pretesa punitiva dello stato, tutela delle vittime e garanzie dell’individuo. E potrei continuare a lungo. Manca dunque, e lo si avverte in modo acuto e disarmante all’interno dell’aula parlamentare, un’idea della politica laicamente ispirata ai valori cattolici, sembra completamente esaurita quella matrice politica e culturale così peculiare della nostra storia, che ha profondamente inciso nella ricostruzione, nel consolidamento, e poi nella difesa della nostra democrazia, a cominciare dalla redazione della Costituzione repubblicana, che deve la più larga parte dei principi e valori in essa racchiusi proprio a quella tradizione. Sembra quasi che non vi sia più la capacità, da parte del mondo cattolico, laico e non, di dare una propria lettura, una propria visione complessiva del nostro presente, dell’attuale condizione del paese, e così di offrire un contributo di discussione e pensiero utile anche alla politica, e soprattutto alla politica, in uno scambio fecondo e capace di aiutare i percorsi e gli indirizzi di natura normativa.

Il mondo cattolico, la presenza dei cattolici nel dibattito politico si è autoconfinata nello spazio ridotto dei temi eticamente sensibili, con la conseguenza di essere percepita quasi come una lobby, e così facendo un pessimo servizio anche alle proprie ragioni su quelle questioni. E chi cerca, sia pure faticosamente e indegnamente, di ispirare la propria azione politica, anche dentro il Parlamento, ai valori figli di quella tradizione così rilevante e significativa per la storia italiana, si trova lasciato ad agire in base ad una scelta e ad una volontà puramente individuale, in una condizione di autonomia estrema che sconfina quasi nella solitudine, e che pregiudica irrimediabilmente ogni minima incisività.

Io credo che tutto ciò rappresenti un grande impoverimento per la democrazia italiana, tanto più in un’epoca caratterizzata da cambiamenti profondi, da una frammentazione e polverizzazione della società italiana, da una ricerca spasmodica di libertà e interessi personali e individuali che fanno completamente perdere di vista i legami sociali su cui si regge una comunità. Una presenza cattolica diffusa, efficace, ispirata dentro la vita politica italiana, non necessariamente raccolta in un unico partito, ma in grado di testimoniare valori come il rigore etico, la capacità di dialogo e ascolto, il senso del limite della politica, una visione solidaristica ma attenta alla libertà, un’idea moderna dell’economia sociale di mercato, il rispetto delle istituzioni su cui si regge la società, a partire dalla famiglia, tutto ciò sarebbe io credo molto utile oggi per accompagnare i grandi mutamenti in essere. Ma occorre sapere che questo non può essere affidato solo alla buona volontà dei singoli.

E’ bene dunque che tutti i cattolici interessati e attenti alla evoluzione della società italiana si interroghino su nuove modalità di confronto, raccordo e interlocuzione con chi oggi ha più responsabilità di altri, occorre una nuova e più profonda riflessione sulla condizione del paese e il suo futuro, se non si vuole continuare a mantenere sterile e improduttiva una presenza che anche oggi potrebbe dare un contributo utile e positivo alla nostra democrazia.