Dunque questa sera arriverà il redde rationem all’assemblea del gruppo del PD sulla legge elettorale.

E dalla minoranza interna riecheggerà quanto si legge in alcuni editoriali e si ode dentro alcuni ambienti anche interni al Pd, e cioè che la combinazione della riforma costituzionale e della riforma elettorale rischia di trasformare la nostra democrazia in un presidenzialismo di fatto, senza contrappesi, dunque in un sistema subdolamente autoritario.

Sciocchezze. Tanto smisurate quanto infondate.

Non entro nel merito, lo farò in altra occasione, mi limito a sottolineare che l’obiettivo di queste riforme è quello di trasformare il nostro sistema istituzionale fragile e instabile in una democrazia decidente, al pari di tutte le altre democrazie occidentali.

Sapendo che l’instabilità politica, e la complicazione istituzionale sono alcuni dei mali endemici dei quali l’Italia si deve liberare se vuole sperare di tornare competitiva.

Col metro di giudizio che i critici applicano a queste riforme nessun sistema occidentale resisterebbe all’accusa di autoritarismo strisciante.

Vogliamo allora dire la verità ? Al netto della buona fede di alcuni critici, il problema è Renzi. Non le riforme, non i modelli individuati, non il sistema elettorale, che possono presentare difetti, ma il cui impianto e’ largamente ragionevole e coerente.

No, il vero bersaglio e’ Renzi, l’uomo che con i suoi pregi e difetti ha rivoluzionato il partito democratico, il sistema politico, e sta tentando di cambiare in profondità il paese.

Un programma impegnativo, e ovviamente tanti nemici.

Ma non passeranno.