In questa legislatura stiamo tentando un imponente opera di riforma delle nostre istituzioni, coerentemente con gli impegni che abbiamo preso nella difficile condizione del dopo elezioni, come più volte ho avuto modo di spiegare.Questo disegno di riforma, che culminerà con il referendum costituzionale del prossimo ottobre, è iniziato con il governo Letta, e precisamente con la legge Delrio che ha promosso l’abolizione delle province.

Una legge che io ho condiviso nel suo impianto e nei suoi obiettivi, volti a modificare l’architettura degli enti locali, mediante la trasformazione dell’area vasta provinciale da ente politico a ente di raccordo tra i comuni, a incentivare le unioni e le fusioni dei comuni, a dare avvio alle città metropolitane quali aree ad autonomia specifica.

In questo disegno, la nuova articolazione dello stato prevede le Regioni, le Città Metropolitane e i Comuni, con le aree vaste e le unioni di Comuni come enti intermedi di raccordo, coordinamento e programmazione dotati di funzioni amministrative.

E’ questa una riforma ancora in itinere, che come era inevitabile ha comportato difficoltà interpretative, dubbi, incertezze in parte ancora irrisolte.

Ne abbiamo parlato con il sottosegretario Pizzetti in un utile incontro promosso dal presidente della provincia di Brescia venerdì scorso, insieme a numerosi sindaci e amministratori locali.

E abbiamo convenuto che l’impegno politico di cui farci carico non può che essere quello di concludere entro questa legislatura il percorso, anche con uno o più ulteriori interventi legislativi che servano a sciogliere i nodi ancora sul tappeto.

A partire dall’estensione delle nuove aree vaste – che non può essere lasciato integralmente alla improvvisazione e alla fantasia di ogni singola regione – alla ridefinizione di tutti quegli enti che fino a oggi sono stati organizzati su base provinciale (si pensi, tra gli altri, a prefettura, camera di commercio, motorizzazione, trasporto pubblico locale), alle risorse da destinare all’incentivazione delle unioni di comuni, alle modalità di finanziamento delle funzioni amministrative, con la previsione di un maggiore autonomia finanziaria dei comuni.

Un percorso al termine del quale ho la fondata speranza avremo dotato il paese di una architettura istituzionale più efficiente, snella e semplice.