Quest’anno in loggia, all’incontro delle istituzioni con i familiari delle vittime della strage di 41 anni fa, c’erano tre ragazzini, che la loro nonna non l’hanno conosciuta perché caduta, poco più che trentacinquenne, insieme ad altre sette persone quella mattina piovosa.
E in piazza, come ogni anno, c’erano le installazioni delle scuole elementari della città, con i pensieri semplici, ma in fondo veri e autentici, dei bambini, nel ricordo della violenza che sfregiò la città.
Tra le corone di fiori appoggiate alla colonna sbrecciata era visibile anche quella della comunità islamica di Brescia, che ha inteso tributare alla città che la ospita la sua solidarietà, la sua vicinanza, la sua partecipazione, nel nome delle vittime di allora, e di quelle del terrorismo di ogni matrice di oggi.
E poi in prefettura si è deciso, alle 10.12, l’ora in cui deflagrò la bomba, di osservare un minuto di silenzio. E sono state lette parole in ricordo e commemorazione dell’evento.
Così, nella sala d’aspetto, i dipendenti della prefettura, insieme a utenti provenienti da tutto il mondo, pakistani, rumeni, filippini, marocchini, italiani, senegalesi, cubani, si sono trovati uniti, accomunati dal ricordo di quei morti, in un momento intenso ed emozionante.
Ecco, il testimone della memoria passa attraverso le generazioni, e si diffonde anche nella diverse comunità che oggi compongono il mosaico civile della nostra città.
La strage di piazza della loggia continua così a prolungare la lezione di democrazia e convivenza civile, che non ha reso vano il sacrificio dei nostri cari.